Il Fascismo nei ricordi di nonna Edda
Le divise che indossavano le persone per fare la marcia su Roma ogni 24 maggio erano regalate dal governo.
I bambini piccoli che andavano a scuola erano chiamati “figli della lupa”, i bambini più grandi erano chiamati “balilla”, le bambine venivano chiamate “piccole italiane”; io ero la caposquadra di un gruppo di piccole italiane. La maestra mi aveva dato un diploma e una croce al merito di bronzo con scritto “gilla, italiano, littorio” e con un fiocchetto tricolore. I figli della lupa vestivano con: un calzoncini corto nero, una camicia blu, on un foulard blu e una bandierina tricolore; i balilla vestivano più o meno come i figli della lupa. Le piccole italiane vestivano con una gonna di cotone a pieghe e una camicia bianca con berretto.
Le famiglie che avevano sette figli non pagavano le tasse e l’estate, alla chiusura della scuola, li mandavano o al mare a Francavilla o in montagna, e non pagavano i libri.
Quando il governo aveva bisogno di fondi, mandava il maresciallo casa per casa e le persone spontaneamente dovevano donare la fede e le pentole di rame. Il sabato fascista non si andava a scuola e non si lavorava, ma ci si dedicava all’educazione fisica.
Per comperare i viveri c’era bisogno di una tessera che possedeva ogni individuo.
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