venerdì 9 novembre 2007

Giuseppe, fatto prigioniero in India, quando parte per la guerra ha i cappelli neri, quando ritorna sono diventati bianchi!

Giuseppe, papà di Rachele, quando scoppiò la Seconda Guerra Mondiale si trovava volontario in Africa…. finisce prigioniero in India (11)

Giuseppe quando scoppiò la guerra aveva circa 30 anni e racconta:
«Io all’epoca mi trovavo a lavorare volontario in Africa, facevo il camionista; quando scoppiò la guerra ero a Massaia e Mussolini ci reclutò per fare la guerra in Africa contro gli inglesi.
Purtroppo ad Ambalagi fummo catturati dagli inglesi, con la resa delle armi, fummo trasferiti ad Asmara e lì ci misero nei loro campi di concentramento.
Ci spostarono in Sudan. Sempre prigionieri, ci imbarcammo a Porto Sudan e arrivammo ad Aden; attraversammo l’Oceano Indiano e arrivammo in India, dove facemmo circa 6 anni di prigionia. Eravamo rinchiusi nei recinti di reticolati, dormivamo nelle baracche di legno.
Finché visse Mussolini noi prigionieri avevamo abbastanza da mangiare. Appena fu deposto, patimmo la fame e tante altre privazioni.
Non fummo torturati, ma non vivevamo certamente bene. Qui mi ammalai di malaria e fui curato in un piccolo ospedale da campo gestito anche dai medici prigionieri.
Durante questi lunghi anni mi morì in Italia una figlia di nome Anna, che aveva 11 mesi. Le notizie da casa erano poche e brutte: mia moglie in sanatorio, mia figlia in collegio, ed io ero molto in pensiero.
Verso la fine del 1945, gli inglesi ci dissero che la guerra era finita e potevamo tornare a casa; in Italia ho trovato molta miseria. Mia moglie per mangiare durante la guerra aveva fatto 12.000 lire di debito, dovevo ricominciare tutto da capo, non avevo niente, solo la mia famiglia. La guerra mi aveva levato gli anni migliori e tutto quello che possedevo. Posso dire che sono partito con i capelli neri e sono tornato con i capelli bianchi!».

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